Caraco.
Il 1789, anno della Rivoluzione Francese, era ormai diffuso il caraco, un corpetto aderentissimo con una piccola baschina dietro, appoggiata sulla tournure.
Il Caraco è un capo d’abbigliamento femminile, inizialmente il suo utilizzo è destinato alla classe contadina e artigiana (il suo nome deriva, infatti, da una parte del corsage provenzale chiamato “cacaraca”) per poi farsi strada anche tra la nobiltà.
Proprio quest’ultima lo sfoggerà sempre più spesso, trasformandolo nell’abito simbolo della donna rivoluzionaria, insieme alla Redingote, al Pierrot e alle varianti della Chemise, grazie anche alla sua praticità. Le principali caratteristiche del Caraco sono la scarsa decorazione, l’utilizzo di stoffe non solo a tinta unita ma anche con motivi floreali, o altro. Le maniche, divenute molto strette si allungarono, erano appena sotto il gomito, o lunghe fino ai polsi. Altro elemento tipico era il fichu in garza finissima. La sua semplicità è in netto contrasto con l’abito che fino agli anni ’70 del Settecento è stato il simbolo del buongusto d’oltralpe, la robe à la française, ricca di ruches nelle maniche, di balze nelle gonne e di pregiate passamanerie. Dal 1790 le vesti femminili ridussero le loro dimensioni, la tournure era diventata più piccola e dalla forma rialzata sulle reni. Molti capi ed elementi d’abbigliamento vennero ispirati ai personaggi o a simboli e avvenimenti della Rivoluzione.

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